mercoledì 1 maggio 2013

Primo Maggio 2013

Come ha fatto notare con sagacia il compagno artefice dell'immagine che segue, oggi non si festeggia il lavoro, bensì si ricorda che da esso bisogna affrancarsi e resistere al suo sfruttamento senza temere di passare per carnefici, come splendidamente la compagna Olympe ricorda alla Boldrini.

Il primo maggio non è la festa di una piazza interclassista e solidale dove le tv pescano più imprenditori che operai e quindi la "massa", diventata folla nell'era post-ideologica, da vita ad una passerella dove declamare eventuali e genuine riforme fiscali, strillare contro la burocrazia statale, i partiti e dare fiato a tutto il repertorio del ventennio della reazione neoliberista, ormai egemone culturalmente al di là di ogni limite "sopportabile";  al teatrino del populismo borghese non si tira indietro nemmeno il nostro Grillo parlante che, come suo solito, calpesta con la grazia di un elefante qualsiasi festa che odori di comunismo e lotta al capitalismo nei suoi principi fondanti anzichè negli effetti causati da un ceto politico come vuol far credere, la diarchia grillista, ai novelli tifosi da stadio dell'arena politica italica, per questa festa scrive un post in cui la prima parte è pure condivisibile, ma nella seconda si esplicita tutta l'organicità al capitalismo, in alcuni passi anche assist clamorosi alla faccia più fascista del capitale, con la definizione dei dipendenti pubblici come "insostenibili", con "prenditori"* che sono diversi da "imprenditori" perchè rispettosi della legalità borghese, pure quella di sfruttare e scippare plusvalore.

La pacificazione che vuole il governo democristiano, semmai molti piddini riusciranno mai a capirlo, non è quella del singolo che può causare una strage isolata, NO, è la "pace sociale" borghese nel rispetto dei rapporti di forza (e di produzione) e l'invito a portare lo scontro nelle aule parlamentari dove ad occuparsene saranno: una forza più attenta al destino del suo collante leader e non far perdere privilegi a quella borghesia industriale, criminale e reazionaria che corrode più di tutti la Repubblica; una forza che, essendo figlia della "gestione del potere" democristiano e del voluto equivoco del "parlamentarismo" come fine degli stalinisti piddini, sta attenta a fare i servigi di quella borghesia umana, alta, colta, liberal nel nome del generico progressismo ed infine vi sarà la nuova forza che basa la sua esistenza su presupposti errati(se il fine dovesse essere il superamento rivoluzionario del sistema)  e che è più simile ai partiti che vuole combattere di quanto non creda, ma per costore le questioni di natura ideologica "sono roba del passato.
Insomma i lavoratori devono celebrare con musica e tarantella la loro schiavitù e facendo attenzione che non facciano troppo rumore, non devono ricordare che devono organizzarsi e lottare per superare una volta per tutte il sistema di produzione capitalista, fermare lo scippo di plusvalore e l'accumulazione capitalista.

Mi auguro che nei prossimi mesi i lavoratori, sempre più colpiti dall'ennesima crisi, capiscano che devono unirsi fra loro e organizzarsi per tornare alla lotta di classe, senza cadere alle sirene di un generico progressismo di governo e dare il giusto peso alle invettive etiche al sistema partitico del grillismo e rifiutare questa divisione fra pubblico e privato o la comunione d'interessi fra padroni* e dipendenti e respingere qualsiasi proposta di stampo liberista ammantata da "progressismo" il cui fine ultimo è sempre la diminuzione di spazi democratici, il restringimento degli spazi decisionali in poche mani elitarie e l'aumento dello sfruttamento a scapito dei lavori.

*la piccola e mediana borghesia deve capire che non sono gli operai a dover capire le loro ragioni, se il loro fine è solo uscire dalla crisi e tornare a crescere come in tempi migliori, con ingranaggi statali, fiscali e burocratici e mezzi diversi e nuovi, allora non può chiedere la "collaborazione fra classe" in nome della lotta alla casta politica e il carrozzone pubblico, sono loro che devono capire che la grande industria e grande finanza non ha più bisogno di loro, l'"alleanza borghese" verticale è stata rotta nel momento in cui non sono più serviti "buoi sociali" da contrapporre fra grande capitale e movimenti operai e partiti comunisti forti, in più oggi il capitale non ha più bisogno, soprattutto in Europa, della "mezza classe", sono i piccolo-borghesi in via di proletarizzazione che devono capire questo e che quindi devono rimodulare le loro analisi sul sistema e i loro obiettivi.

Buon affrancamento dal lavoro

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