martedì 24 giugno 2014

Oltre Italia-Uruguay

«Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.»
Winston Churchill

In un paese come la penisola italica anche le partite della nazionale azzurra possono diventare motivo di discussione politica, infatti potremmo dire che “politicizzare tutto” è una vera indole italica, soprattutto tra noi compagni, diciamocelo. Ho deciso di descrivere il differente approccio ad un mondiale della fauna italica.
I due approcci estremi ad un mondiale di calcio sono: il tifoso medio 365 giorni all'anno e il boicottatore di professione.


Il primo esemplare è colui che nella vita con ogni probabilità ha l'interesse solo per il proprio portafoglio e per la propria squadra del cuore, senza nessun interesse per le questioni pubbliche; il secondo al contrario spende la sua vita in una militanza politica costante o un'iper-informazione, cosa buona e giusta se poi ciò non si traducesse in un cretinismo boicottatore dei mondiali di calcio, boicottaggio urlato sui social-network o peggio ancora, “deluso dalla sinistra”, vota gli alleati del “liberista e libertario” Ukip . Tendenzialmente i primi -i tifosi medi- sono poi anche i cosiddetti italianissimi, quelli che straparlano di “made in Italy”, di immigrati che rubano il lavoro, che declinano un sentimento di comunanza e identità con una data cultura in un folcloristico ed esasperato nazionalismo ottuso; i secondi invece spesso rientrano nella categoria degli anti-italiani che, oltre condivisibili motivazioni per boicottare un evento sportivo che fa girare quattrini tra i soliti noti, stanno lì a tifare la squadra avversaria di turno, quindi nazionalisti al contrario, s'identificano nelle gesta di formazioni la cui provenienza geografica era, ai più, ignota fino al fischio d'inizio di qualsiasi partita della nazionale, purchè giochi contro la formazione italiana.

L'italianissimo soffre d'invidia?
Il tifoso medio italianissimo è anche colui che alla partita non eccelsa di Balotelli trova l'occasione per ribadire un concetto che gli sta a cuore: “non ci sono negri italiani”. Inoltre bisogna essere intelligenti per capire quando una sacrosanta critica ad un calciatore non nasconde invece un razzismo troppo dilagante in Italia e nemmeno più solo latente, sicuramente qualcuno tra i tifosi medi facilita il compito se scrive cose di questo tipo: “Una bella merda nera piantata su un campo verde”; trattasi di piccina borghesia italianissima e razzista che scambia, appunto, una partita di calcio per una guerra. Supermario come calciatore ha dei difetti (incostanza e nervosismo su tutti) ma per questi soggetti italianissimi il peggiore di tutti è l'essere un “negro di merda”, se segna rimane comunque un “negro di merda”, ma ipocritamente si può urlare “Goooool” se è il “negro” a metterla dentro! Poi vai a capire perchè Motta invece non possa essere un “brasiliano di merda” quando il suo stare in campo è una bestemmia calcistica, ma probabilmente l'italianissimo oltre la pelle non sa andare, mediocre pure nell'essere razzista.

Il boicottatore anti-italiano si vede/sente la partita in un clima di menzogna auto-imposta(non dirà mai di averla seguita) oppure è comunque pronto al 90° per sapere con impazienza se può sfottere gli “idioti che seguono una palla” o iniziare a ciarlare di corruzioni imperialistiche. Comunque il meglio di sé lo dà in caso di sconfitta degli Azzurri, ciò gli permette di esprimere il desiderio di cambiare cittadinanza, sentirsi orgogliosamente Costarichense( o costaricense? O costaircano? BOH), coreano, francese ecc. ma mai italiano, sia chiaro, per un pomeriggio della sua vita ogni tot anni sente il bisogno di condividere la passione e la cultura di un popolo altro, ma mai e poi mai quella del vicino di casa; sempre in caso di sconfitta azzurra si scopre altresì che conosce bene il gioco del calcio e da boicottatore passa a supremo critico calcistico che lo vorresti vedere al posto di Zazzaroni, almeno in tv si sentirebbe qualcosa di intelligente, sempre supponente, ma almeno intelligente.

Tra i due estremi ci sono i moderati: quelli se ne infischiano a priori di uno sport popolare e non commentano proprio, meno moderati sono quelli che se infischiano del calcio perchè c'è sempre qualche altro sport migliore da seguire, tipo il basket, fingendo che la NBA sia una onlus che opera in zone di guerra; infine ci sono coloro che seguono con passione e trasposto le gesta della nazionale di calcio italiana, per 90 minuti spengono il cervello per seguire una palla, ma finito il match si ricordano che esiste una crisi strutturale del capitalismo – rientro in questa categoria- e che trovano un capriccio infantile voler boicottare un mondiale via social network, soprattutto se in seguito ad una partita ci si ritrova in una cena di beneficenza per una missione di volontari in Etiopia dove la Coca-Cola è immancabilmente presente tra le bevande offerte, in quel caso ho bevuto vino pessimo senza pensarci due volte.

Guadagnano un po' più di Mujica e non meno dei nostri
Fra qualche ora si avrà la prima partita “dentro o fuori” tra due squadre nazionali che danno il massimo proprio in concomitanza di appuntamenti difficili e da spalle al muro, l'Italia per questioni di mentalità sportiva e culturale in generale(l'arte di arrangiarsi nelle difficoltà in primis), l'Uruguay per un forte patriottismo traslato nella dimensione sportiva che farebbe inorridire i boicottatori anti-italiani che oggi si ritroveranno a tifare la Celeste, anziché gli Azzurri, per una loro erronea similitudine tra Mujica e Cavani.

Si dovrebbe boicottare tutto iniziando dalle piccole abitudini quotidiane se proprio si vuole cercare di fuggire da tutte le contraddizioni del sistema capitalista; ciò non toglie che non si debba criticare la finanziarizzazione anche di sport popolari e la corruzione dell'organismo internazionale del calcio. Si dovrebbe cominciare a vedere il calcio per quello che è: uno sport di squadra dove due elementi della natura umana, cooperazione e competizione, si scontrano su un terreno di reale parità, a differenza del “libero mercato”, e capire che l'esito di un match non determinerà l'aumento salariale o l'abbassamento delle tasse.

Per tutto questo Forza Azzurri con la consapevolezza di cosa sia il mondo al di là dei 90 minuti calcistici e cercare di non caricare di troppo significato politico uno sport popolare, ma anche senza snobbarlo come ha fatto una certa sinistra intellettual-spinelliana, altrimenti ci si ritrova con la stragrande maggioranza delle curve di Serie A e Serie B egemonizzate dai gruppi di estrema destra.

Leggi anche "Mondiali 2014: affari pallonari"

2 commenti:

  1. Non amo il calcio e non lo seguo... più. Da quando è stato trasformato da Berlusconi in promozione per il suo business. Ignoro le partite, i giocatori, tutto l'ambaradan; in genere mi irrita ogni sport che diventa eminentemente spettacolo, ciò presuppone attori, registi, copioni, produttori, ecc.. Perciò non mi riconosco nelle tue due categorie.
    P.s. lo sport lo pratico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se mi venisse indicato quale sport oggi, nei suoi massimi livelli o massime competizioni internazionali, non è spettacolo, business, corruzioni, doping ecc. ne sarei felice, si scannano pure nella ginnastica alle Olimpiadi per una medaglia d'oro con accuse di imparzialità; il basket -che seguo e amo- è una giravolta di società in liquidazione, fallite, che si rivendono i diritti ecc.
      Rientri, da quanto mi sembra di capire, tra il primo gruppo dei "moderati", quelli che se fregano senza stare a urlare al boicottaggio via social ^_^

      Elimina

Commentando si accettano i termini di utilizzo contenuti nel Disclaimer