martedì 16 aprile 2013

Confusione democratica!

Con l'avvento del grillismo è entrata con più forza nel dibattito pubblico la discussione sulle forme della democrazia, su come applicare quella diretta e quella partecipativa, che sono due categorie simili, ma diverse; il grillismo si fa portatore anche e soprattutto di una “democrazia digitale” e i suoi attivisti e simpatizzanti più puri sostengono che “una volta presa la decisione in maniera democratica poi i nostri cittadini devono eseguirla”, non è tanto il m5s ad aver sollevato obiezioni sull'attuale democrazia rappresentativa liberale, ma è riuscito a coagulare attorno a sé buona parte di chi crede in un futuro organizzato tramite espressione diretta del popolo -indistinto-, meglio ancora se via web, la riflessione è molto più antica della costituzione di questo nuovo soggetto politico e se proprio si deve trovare una datazione certa, incorrendo comunque in errore, potremmo citare il 68 con la sua carica rivoluzionaria ed epigoni come Toni Negri che riprendevano Rousseau e cercavano di “modernizzarlo” oppure l'89 con la definitiva vittoria dell'ideologia dominante e la sconfitta dei partiti e movimenti di massa e l'entrata nell'era dei partiti “catch-all party”, i “piagliatutto” con connotazioni ideologiche non ben definite e occupati a cercare il “consenso d'opinione”, restringendo però la discussione politica su binari prefissati e allontanandosi dal territorio e dall'antica concezione di “partito di militanti”. Spesso gli idolatri della democrazia diretta(per le istituzioni politiche, ma non per le aziende private) compiono errori grossolani tra il proporre una cosa e reclamarne la sua attuazione.


La democrazia diretta sta a significare che “i cittadini, in quanto popolo sovrano, sono direttamente legislatori e amministratori della cosa pubblica” ciò significa che una democrazia diretta compiuta porta ogni singolo individuo a votare su ogni decisione, la democrazia diretta non prevede intermediazioni, ma soprattutto non prevede che ci sia una discussione tra membri, votazioni e azione unitaria, principalmente quest'ultimo aspetto non c'entra nulla con una forma radicale di democrazia poiché sul piano filosofico l'applicazione totale della democrazia diretta presuppone che anche nell'azione o nel sostegno di una decisione democratica “ognuno può fare ciò che vuole” e quindi anche di non seguire la maggioranza. Esempi di democrazia diretta sono i Referendum e per ora tra sociologi e politologi è prevalente l'idea che questa può essere applicata nelle istituzioni locali e ristrette.

La democrazia partecipativa invece si pone a metà strada tra quella diretta e quella rappresentativa, gli individui partecipano attivamente alla costruzione della decisione, ma questa poi sarà presa da “delegati”; un esempio di rilievo nazionale può essere, con tutte le accortezza del caso, quello delle “leggi d'iniziativa popolare” dove dei cittadini propongono una legge, quindi partecipano alla stesura e sostengono la presentazione, ma in definitiva sarà compito del Parlamento discuterla e approvarla. Questa categoria di democrazia per ora sembra più fattibile di quella diretta e già vi sono tante esperienze in merito come i bilanci partecipativi che in alcuni comuni d'Italia si tenta di fare, i cittadini partecipano, ma poi sarà la Giunta o il Consiglio a prendere decisioni.

Il centralismo democratico invece è la democrazia tipica dei partiti comunisti e fu inventato da Lenin, questo tipo di democrazia interna ai partiti, per chi non lo sapesse, è stata una lezione di scienza politica da parte comunista a tutti gli altri che oggi applicano o vorrebbero applicare meglio. Il centralismo democratico lo possiamo definire come sistema democratico “bidirezionale”: c'è una prima fase di discussione interna tra membri di una medesima organizzazione e votazione, a questo punto inizia la seconda fase ed è quello per cui tutti i membri dell'organizzazione, indistintamente da cosa abbiano votato, sono compatti e uniti nel sostenere la decisione finale, questo idealmente, detrattori da destra e noi critici da sinistra possiamo sostenere che storicamente nei partiti comunisti questo metodo è stato usato per giustificare le posizioni delle burocrazie di partito, infatti questa pratica veniva usata soprattutto per l'elezione delle cariche interne e da alte posizioni  nella scala gerarchica del partito sono state imposte decisioni autoritarie, ma il metodo tutto sommato è buono per formazioni che sentono il bisogno di agire compatti e uniti, altrimenti non sarebbe stato fatto proprio da quasi tutte le organizzazioni non comuniste.

Fatto il quadro di alcune delle categorie di democrazia, quella rappresentativa non penso abbia bisogno di alcuna sintesi, guardiamo alla realtà e come un soggetto politico come il m5s, che se ne fa portatore ideologico, sta applicando i principi della democrazia diretta, prendiamo in esame cose concrete come l'elezione dei presidenti delle due camere e la votazione online per il loro candidato a Presidente della Repubblica. Se non alla Camera, al Senato, alla loro seconda votazione importante di rilievo, il cortocircuito dell'ignoranza politica è venuto tutto a galla: già durante la discussione interna il gruppo si spacca, i grillini siciliani sostengono Grasso, scoppia una faida tra simpatizzanti, “duri&puri” contro “menopeggio”, poi c'è la questione del Presidente della Repubblica, quello scelto online da chi ha diritto al voto sarà il candidato che i parlamentari a 5 stelle dovrebbero sostenere in maniera compatta nelle istituzioni della democrazia rappresentativa, quale democrazia attua il m5s? Esso propaganda la democrazia diretta, ma poi nella realtà vorrebbe portare avanti il centralismo democratico, la consultazione tra membri esiste solo all'interno dell'organizzazione, poi chi è deputato a farne le veci e rappresentarlo deve seguire le decisioni della maggioranza(non a caso Grillo ha attaccato l'art.67 riguardante l'assenza di vincolo di mandato) e se non le segue rischia di essere etichettato come “traditore”(ricorda nulla?), se si vuole portare avanti coerentemente la democrazia diretta si deve anche accettare che un parlamentare grillino possa votare “come meglio crede”, che un attivista possa pubblicamente discostarsi da una decisione del partito e non sostenere la causa in oggetto, questa è democrazia diretta, mentre il m5s, a insaputa della maggior parte dei grillini, ma secondo me non di Grillo e Casaleggio, attua, e vorrebbe migliorare, il suo centralismo democratico dove la minoranza deve sottostare alle decisioni della minoranza pena l'esser tacciati di “troll”, neologismo politico che sostituisce i “comunisti” dei berlusconiani.

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