venerdì 12 aprile 2013

Senato: come eleggerlo?

Dopo il post nel quale propongo di tornare al proporzionale puro per la Camera dei Deputati in questo affronto la questione, sempre sulla legge elettorale, per quanto riguardo la cosiddetta Camera Alta; conseguentemente al post sul riordino amministrativo della Repubblica posso anche affrontare più coerentemente e in maniera più lineare la faccenda, insomma per il lettore non svogliato che abbia letto le precedenti due puntate sarà più facile capire la conclusione sul metodo elettivo per il Senato. Prima di entrare nel vivo voglio ricordare che questo è un filone di post che trattano di riforme "piccolo-borghesi", aspetto che mi preme sottolineare anche a fronte di una discussione interna fra noi autori riguardante una dose di "schizofrenia" del blog che può apparire fra una commistione di argomenti "rivoluzionari" o "radicali" con scritti "riformisti" o "piccolo-borghesi": il mio intento con questi post non è quello d'indicare una via politica generale che i rivoluzionari devono seguire, bensì solo un'intromissione in argomenti che, di sfuggita o con morbosa attenzione, sono oggetto di discussione pubblica e che reputo sbagliato ignorare o non dare un'alternativa genericamente "di sinistra".


Per chi non lo sapesse il Senato è elettivo grazie ai comunisti presenti all'Assemblea Costituente del dopoguerra e l'elezione su base regionale fu voluta dalla DC, mentre i "rossi" erano contrari al criterio regionale, posizioni che vent'anni dopo si scambieranno per i mutati rapporti di forza politici, il criterio che porta all'elezione su base regionale si basa su principi federali che sono gli stessi, ma non gli unici, che sorreggono tutta la mia idea, non saltate sulla sedia a sentir parlare di federalismo: se la parola è stata abusata e corrotta da "barbari in cravatta verde" non è buon motivo per gettare ciò che di buono c'è nella struttura federalista di uno Stato, struttura federalista che sottintende anche il post riguardante le Province riformate come ha ben notato un commentatore; quello che descriverò per i senatori elettivi è da intendersi su "base provinciale", sempre coerentemente con i precedenti post, quindi anche qui si presuppone una riforma costituzionale degli articoli che interessano la materia e subito si evince come l'articolo della Costituzione da cambiare è il numero 57, il primo comma per ciò che concerne la base circoscrizionale elettiva e, come si vedrà in seguito, secondo e terzo comma per la questione del numero dei senatori elettivi complessivo e per ciascuna "circoscrizione". Quindi seppur tentato di proporre una soluzione per il Senato che preveda, come per la Camera, un'elezione su base nazionale, penso che si possa tenere il principio federale per il Senato e semmai, insieme a riforme amministrative, migliorarlo.

Quello che io farei è "copiare" la struttura federalista delle Camere Alte di Germania o USA, nella prima c'è una soluzione simile alla nostra situazione attuale, infatti i seggi per ciascun Lander sono stabiliti per criteri demografici e così vi sono Lander che hanno solo 3 seggi e altri invece arrivano a 6, ma non a caso io propongo una riforma amministrativa che ridisegni la Repubblica con un solo ente tra Comuni e Stato e che questi enti, le Province per me, abbiano dimensione demografica omogenea fra di essi, infatti io prenderei quel che di buono c'è nel sistema statunitense, anche gli yankee hanno qualcosa da insegnare oltre imperialismo e scippo di plusvalore, in USA ogni Stato elegge 2 senatori e addirittura senza tener conto della diversità del numero di abitanti che invece io correggerei per avere un grado minimo di omogeneità, questo perchè gli USA nascono fin dal principio come stato federale e in uno stato del genere ogni ente federato deve avere la stessa voce in capitolo; tralasciando del tutto l'importanza sul numero dei senatori esplicitiamo subito un aspetto della mia proposta: il Senato dovrebbe essere eletto su "base provinciale" e ogni Provincia elegge lo stesso numero di senatori(salvo eccezioni come la Valle D'Aosta).

Ragioniamo sul numero di senatori che ciascuna Provincia dovrebbe eleggere, ora la Costituzione parla di 308 senatori eletti(al netto degli eletti all'estero e dell'unico della Valle d'Aosta) e partiamo da questo dato per capire quanti senatori spetterebbero alle "Nuove Province", ne ho create 56, la divisione mi restituisce un valore di 5,5 senatori per ciascuna "circoscrizione", se questo dato lo si arrotonda per eccesso a 6 e poi si moltiplica per il numero di Province avremo un totale di senatori eletti uguale a 336 che diventano 337 con quello della Valle d'Aosta e 343 con quelli eletti all'estero, se non si abroga la parte relativa agli eletti all'estero, se aumentiamo a 7 i seggi attribuiti a ciascuna "circoscrizione" abbiamo un totale di 392 ai quali aggiungere sempre quello valdostano e gli esteri che contribuiscono a far arrivare il numero a 399, per i testardi che non sanno far altro che scagliarsi contro i "costi della politica" faccio presente che se usassimo come "unità" 5 senatori avremmo un totale di 280 senatori(287 con Aosta ed estero), da ora in poi proseguirò senza accennare più al numero di senatori eletti per Provincia, o Regione o circoscrizione che sia,  ma invito a fare attenzione che ad ogni metodo è più congeniale avere un determinato numero di senatori, ma si capirà in seguito, chiudo il paragrafo dicendo che il centro della mia proposta è quella di avere un numero uguale di seggi attribuiti a ciascuna Provincia e potrei chiudere l'articolo anche qui.

Se per la Camera il principio cardine su cui baso la mia proposta è quello della rappresentanza democratica e quindi arrivo a proporre un ritorno al proporzionale puro, al Senato faccio un assist per gli "idolatri della governabilità" o di sistemi maggioritari e qui adotterei un soglia di sbarramento, sempre su base provinciale, attorno al 5%(o comunque da 4 o 6 punti percentuale) che indica la soglia minima da raggiungere per poter concorrere alla distribuzione dei seggi, ma non la certezza di conquistarlo, tutto ciò perchè appunto qui, in maniera più pragmatica e realista, sacrifico il principio di rappresentanza per quello della governabilità, il criterio sta nell'arginare nel Senato la frammentazione politica, premiare la "territorialità" di un partito, avere una più chiara fotografia di quali sono le forze che possono esprimere un governo, sono tutti aspetti che in futuro, per chi vuole seguirmi in questo filone di riforme "piccolo-borghesi, saranno molto più chiari quando tratterò di bicameralismo e formazione di governo, per ora accontentatevi di capire che io suggerirei una Camera che abbia il compito di rappresentare nella sua interezza il corpo elettorale, adottando il proporzionale puro, ma un Senato con elezione a carattere federale, con sistemi maggioritari o proporzionali "molto" corretti, che esprima le possibili forze di governo e ricomponga la frammentazione politica.

Descritti due principi su cui baserei l'elezione del "Nuovo Senato" per concludere parliamo di quali sistemi elettorali adottare per capire l'attribuzione di seggi, in ballo ci possono essere diversi sistemi, sempre su base provinciale o circoscrizionale. Possiamo anche qui adottare un principio proporzionale che, una volta escluse le forze che non hanno raggiunto la soglia di sbarramento, ripartisca i seggi sulla base degli effettivi voti ottenuti da ciascuna forza, in questo modo tempero la logica maggioritaria, ma disattendo l'obiettivo di avere un quadro politico meno frammentato e quello di poter esprimere una o due forze per la formazione del governo, come secondo metodo ci potrebbe essere sempre un proporzionale adottando però metodi favorevoli alle liste più votate come i metodi "Hagenbach-Bischoof" o "Imperiali" per i metodi del quoziente oppure, tra la famiglia dei metodi dei divisori, il metodo "Nohlen", per capire di cosa parlo una prima lettura utile può essere Wikipedia sui Sistemi Proporzionali; personalmente adotterei il secondo metodo, ma ci possono essere anche altre due soluzioni alternative, una è un maggioritario a doppio a turno nel quale i primi due partiti maggiormente votati vanno al ballottaggio se nessuno supera il 50% e il vincitore del secondo turno conquista la metà(oppure metà più uno) dei seggi in palio nella circoscrizione, i restanti seggi invece vengono ripartiti tra le forze che hanno superato la soglia, incluso il perdente del ballottaggio, oppure si può prevedere un numero già determinato di seggi anche per il perdente(ma in questo caso il carattere maggioritario si rafforza a discapito di altre liste), un ultimo metodo, un po' fantasioso e che si basa sul sistema dei punteggi degli sport motoristici, potrebbe essere quello di mettere in palio un numero fisso di seggi per ciascuna "posizione conquistata", faccio un esempio per capire, mettiamo che adottiamo 7 senatori da eleggere per ogni Provincia a questo punto stabiliamo che il partito più votato, indipendentemente dalla percentuale di voti ottenuta, conquista 3 seggi, il secondo partito 2, terzo e quarto uno ciascuno, sia chiaro che l'attribuzione di seggi per ogni "posizione" può essere cambiata, questo metodo lo si potrebbe adottare insieme al doppio turno ed anche con ulteriori accorgimenti(si va al ballottaggio se e solo se lo scarto fra i due primi due partiti è inferiore del 10%, sono solo ipotesi).

Concludo sottolineando i principi che ho espresso e su cui baserei un nuovo metodo elettivo del Senato: un principio federalista che attribuisce ad ogni Provincia lo stesso numero di seggi, limitare la frammentazione politica con una soglia di sbarramento, a differenza della Camera basarsi di più sul principio di governabilità adottando sistemi elettorali proporzionali "molto" corretti o sistemi maggioritari "lievemente temperati"(nel senso di non attribuire tutti i seggi in palio ad unico vincitore).

5 commenti:

  1. Seguendo sempre la logica “piccolo borghese” non potrei essere più d’accordo con quanto affermi:

    “il Senato dovrebbe essere eletto su "base provinciale" e ogni Provincia elegge lo stesso numero di senatori(salvo eccezioni come la Valle D'Aosta).”

    Andrei anche oltre il “piccolo borghese” e inizierei con una provocazione. Come mai Ferrando è allo zero virgola e i grillini sono al 25%. Spesso e frettolosamente, me incluso, davamo la colpa al populismo, alla propaganda e al carisma, sempre per via della mancanza di cultura che trova sbocco nel credo e così creando nuovi-vecchi dei alla “Mussolini” (Grillo, detto anche B2). Oltre alle scie chimiche, s’intende! :D

    Io penso che, a parte il giusto e il sbagliato, la vera discriminante sia la “novità”. Non tanto in sé, quanto per quel poco di storia che gli italioti riescono ad assorbire. Non importa se il comunismo sia giusto o sbagliato, importa invece che sotto il nome dello stesso, ieri come oggi, si consumano delle mostruosità degne dell’inferno.

    Bastava un comico, neanche tanto bravo, e con un minimo di immaginazione, ma con la consapevolezza (o chi per lui) sulla forza della novità per “vincere” le elezioni. Se un uomo così mediocre riesce in questo intento, allora uno intelligente per davvero non avrebbe difficoltà ad ottenere il 100%. Quando Vendola, molto sotto la media carismatica di Grillo e molto sotto la consapevolezza di Casaleggio, si fece avanti in modo distinto dal PD in pochi mesi riuscì a viaggiare intorno al 10% dei consensi, per poi, ovviamente, crollare miserabilmente alleandosi con Bersani. Pensa un po’ cosa riuscirebbe a fare un Ferrando alle loro condizioni!!!

    Sulla scia di questa premessa e per ritornare in topic, non esistono soluzioni numeriche e logiche, tanto meno giuste o sbagliate, ma esistono soluzioni innovative e carismatiche. Se a tali soluzioni aggiungi (solo in aggiunta e non in esclusiva) un sottofondo di verità scientifica HAI VINTO! E lo penso sul serio.

    Se vogliamo proporre una qualche riforma del parlamentarismo, essa non deve aver precedenti storici di alcun tipo, neanche affini, neanche se sono logici e razionali; la riforma deve essere innovativa, cioè INEDITA, e deve essere anche divulgata in un certo modo. Ma se poi è anche giusta, “tanto meglio”.

    In questi giorni sto cambiando vertiginosamente opinioni e mi accorgo che gli italiani non sono poi così coglioni, perché se è vero che non tutti possono sapere tutto, allora è anche vero che basta un precedente per sfiduciare le proposte a priori. Se un medicinale non funziona, poco ci importa che sotto lo stesso nome hanno ideato un altro medicinale che adesso funzioni, perché noi comunque non lo compreremmo mai, quasi a prescindere, ma appunto, perché non tutti possono essere medici, ma sappiamo che quel medicinale non funziona ed è ciò che deve bastarci. Se una cosa non funziona e se si pensa ad altra cosa, allora sarebbe opportuno cambiarle anche di nome perché, appunto, è il messaggio che conta. E’ anche vero che il messaggio iniziale deve trovar conferma empirica. A tal proposito ritornerei sulla “cosa giusta”, che resisterà nel tempo tanto quanto resisterà alla storia.

    Concluderei dicendo che, è il messaggio inedito sia la scintilla che la benzina, mentre la verità è relativa al tempo. Io non proporrei né il proporzionale, né il maggioritario, io proporrei una cosa nuova, magari sbagliata, ma nuova. Magari l’abolizione del parlamento, eleggendo soltanto il Governo. Magari allargato a più personalità e gruppi, magari con un centinaio di persone, ma che siano specialisti nei propri campi. Magari proporrei elezioni ogni anno (non si pensi che siano spese aggiuntive inaccessibili), magari non lo so, ma di una cosa sono certo, sarebbe una cosa INEDITA.

    Ciao

    Tony

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    1. PS: Avevo sentito un tizio tedesco un paio di settimane fa che parlava del legame tra la novità e il consenso politico, per poi dargli uno spunto logico, giusto e coerente, apparentemente contraddittorio e impossibile. Quel che ho esposto è come l’ho capita e intesa io: mi ha dato da riflettere e collegando una serie di eventi mi accorgo che le parole di costui non sono poi così prive di significato.

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    2. In tema col post
      Sembra che i "saggi" abbiano fatto una bozza sul Senato che riprende tale e quale quello che c'è in Germania col Bundesrat, comunque questo post non mi è uscito bene anche perchè il succo vero era quello sulla riforma amministrativa e quindi sarebbe bastata una riga "e ogni provincia elegge per il Senato lo stesso numero di senatori" in quello, ma ci ho fatto un post per scriverci anche della differenza di sistema elettorale con la Camera e la differenza di principi, più in là spero di trattare, non con i piedi, la questione del bicameralismo perfetto e governo.

      OT sulla novità
      Già Pareto aveva fotografato come noi esseri umani siamo in continua tensione fra conservazione e cambiamento, soprattutto in momenti di crisi e sfiducia totale nel sistema politico una "novità" ha la sua carta da spendere sempre, quindi per quanto mi riguarda hai scritto un'ovvietà :)

      OT su pcl,comunisti,piccolo-borghesi
      Con gli altri due abbiamo parlato e ho chiarito loro che la "mission editoriale" non voleva essere all'inizio e nemmeno ora l'ennesimo blog "rivoluzionario" o meglio, non deve essere solo ed esclusivamente quello, ma di più ampio respiro e "genericamente di sinistra", poi c'è una questione politica e la mia visione è che non puoi ignorare certe tematiche solo perchè "riforme piccolo borghesi", ma dovrebbe essere compito di uno "spirito rivoluzionario" criticare e fornire alternative a quello che il dibattito pubblico fornisce o mette in agenda, quindi anche la mia inclinazione, non tanto al parlamentarismo(sono convinto insieme a Rick e Max che non fai la rivoluzione dentro istituzioni che vuoi capovolgere), ma per non lasciare la clava del diritto ai partiti liberali e borghesi, insomma io sono per partecipare alla competizione elettorale per questo motivo unito anche all'aspetto "pubblicistico" che le elezioni e le istituzioni permettono(che è l'idea originaria e ancora attuale di una formazione comunista, finite le elezioni nel panorama mediatico i comunisti sono già scomparsi(tranne che non te li vai a cercare da solo).
      Sulla "novità" e i comunisti: qua non sono certo che possa valere la stessa cosa, i comunisti non si nascondono, anzi penso che soffriamo tutti la mancanza di un soggetto unitario che possa raccoglierci tutti(da quelli tendenti alla socialdemocrazia fino alle anime libertarie), di certo alcuni comunisti devono capire che forse un certo tipo di linguaggio, nei limiti del possibile, dev'essere aggiornato e quando si parla "alle masse" essere meno ideologici senza però tradire i valori: ti faccio un esempio reale privato, una persona che fino a gennaio non se ne fregava(e ignorava) di politica sotto elezioni mi chiede info per capirci qualcosa, una sera le dico di guardarsi la tribuna parlamentare perchè c'era Ferrando, lei se la guarda, ma prima c'è il liberista Boldrin...a fine tribuna mi chiama e mi dice-a memoria- "Il comunista ha detto delle cose giustissime, ma poi ad ogni risposta attaccava coi pippotti e usava un linguaggio che non sempre si segue, quell'altro invece si vede che è moderno e t'infinocchia, se tu non mi avessi messo in guardia avrei dato il voto a lui" ...traspare un po' di schizofrenia politica, ma è normale per chi fino a qualche mese se ne fregava della materia, sta di fatto che questa persona ha dato due voti al pcl grazie al fatto che ha potuto confrontarsi con me che ho cercato di farle capirle meglio la questione, ma senza nessuno con cui potersi confrontare, quindi in balia del sistema mediatico, avrebbe dato il voto a FiD(niente di scandaloso, anzi, in Italia a destra abbiamo il problema di aver a che fare ancora con una destra che è lungi da buttare nella discarica della storia la sua vena fascista e populista).

      Stammi bene Tony...e pensaci se vuoi far parte della porcilaia che qualche post tecnico d'economia ci vorrebbe e possiamo fare polemica fra noi a mezzo post ;)

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    3. Un paio di “battute” prima di aggiungere ulteriori elucubrazioni (:D).

      “per quanto mi riguarda hai scritto un'ovvietà :)”

      Meno male! Che già pensavo di aver qualche sindrome rara. :D

      “penso che soffriamo tutti la mancanza di un soggetto unitario che possa raccoglierci tutti”

      L’hai detto!

      “quando si parla "alle masse" essere meno ideologici senza però tradire i valori”

      Appunto. Ma per non lasciare niente al caso…

      Non parlo affatto di tradimento, anche perché non ce la potrei mai fare. Penso anche che se uno ci è arrivato, difficilmente torna indietro. Si abbandona, per quel che mi riguarda, solo per andare avanti; visto che niente di meglio fino ad oggi è stato sfornato dalle menti mondiali, non posso che restar fermo sulla necessità comunista.

      Parlo invece della confusione tra il linguaggio (in senso ampio) e la sostanza. Troppo spesso abbiamo dato l’importanza prioritaria e decisiva alla sostanza e non ci siamo mai preoccupati, non più di tanto, del linguaggio. La novità mi era sembrata una sottospecie del linguaggio (se così si può definire) più forte di qualsiasi altra.

      Io invertirei le priorità.

      In passato: sostanza > tecnica > linguaggio

      In futuro, proporrei: novità > linguaggio > tecnica > sostanza

      Poi, si sa, che alla fin fine è la sostanza quella che conta. Sì, ma conta nel tempo, in la negli anni. Nel senso che è spalmata sui decenni in avvenire, mentre il linguaggio e nella fattispecie, la novità, incidono nell’immediato presente e per questo sono molto più potenti. Certo, soltanto come armi.

      Se la sostanza ce l’abbiamo, adesso, forse è arrivato il tempo di ragionare sul linguaggio e di preparare la “novità”.

      Un esempio, quello per collegarmi al tuo.
      Ho visto le ultime interviste di Ferrando e vedo anche una evoluzione in senso positivo. Certo, dato il mio indottrinamento (:D) comunista riesco anche a capirlo. La mia compagna per esempio non riesce a seguirlo! Un bel problema. E non da poco! Nell’immaginario collettivo, e dato il linguaggio incomprensibile, egli è soltanto un comunista che mangia bambini. Ecco, questo deve cambiare e si devono trovare strumenti (linguaggio) di correzione.

      Alcuni esempi pratici.
      Fa molta più presa “l’economia del bene comune” che il comunismo.
      Se propini i soviet sei finito prima di arrivare alla “t”, ma se proponi la democrazia nelle imprese qualcuno potrebbe anche ascoltarti.
      Se proponi di lasciare il finanziamento pubblico se fritto, ma se proponi di abolire il finanziamento privato oltre i 10€ e spiegare le tue ragioni, qualcuno potrebbe anche seguirti.

      In tutti i casi proponi la stessa cosa, solo che le prime sono “vecchie” e usi un linguaggio “obsoleto” che indica altro nell’immaginario collettivo, mentre nei secondi casi usi un linguaggio “moderno”, comprensibile e che fa presa.

      PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

      o

      MOVIMENTO PER IL BENE COMUNE DEI CITTADINI (o qualcosa di simile)

      e che abbiano lo stesso programma, ma con un linguaggio “moderno” nel secondo caso.

      Cosa pensi, quali dei due otterrebbe più voti alle elezioni?


      PS: Sulla partecipazione. Sinceramente, non saprei cosa dire. Ho esaurito tutti gli argomenti sul blog del fanatico B2.

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    4. Ti rispondo sull'ultimo punto ed esplicitiamo che stiamo parlando da un punto di vista "elettoralistico", secondo me cambiare nome non serve a nulla per i numeri DA CUI PARTIRE, guarda bene i voti al di là dei freddi numeri, tieni anche conto che c'è un'astensione rossa non indifferente, tra voti a liste minori con qualche centinaia di migliaio di elettori, quelli di RC che arrivano a 750 mila e puoi tranquillamente contarci parte di quelli di SEL(i comunisti che si turano naso e culo e votano direttamente PD penso siano rimasti pochi, ma ci sono), vogliamo contare un parte andati nel m5s(che non so se recuperabili nel breve periodo)...ecco hai la base di comunisti che insieme contano , solo che ormai la mancata unità e frammentazione porta l'elettore comunista a votare come crede lui, io partirei da qua sotto un soggetto COMUNISTA, gli altri se devo cambiare nome per "convincerli" beh...mi spiace possono stare dall'altra, discorso poco pragmatico, ma non puoi svendere la tua storia e identità solo per marketing, dobbiamo tornare a far valere le ragioni del comunismo senza espedienti(salvo quelli indispensabili per una "modernizzazione del linguaggio"), i trucchi lasciamoli a piduisti, apparati stalinisti e diarchia comico-guru

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