lunedì 18 marzo 2013

Complottismo? No grazie. Siamo anticapitalisti.

Negli ultimissimi anni, da quando la crisi incalza con sempre maggior crudeltà, puntualmente sul web ricominciano a spuntare teorie assurde sulle sue cause. I fautori di queste teorie (spesso in malafede), lo diciamo subito, stanno all'economia come Wanna Marchi sta alla medicina. Tutto il loro traballante impianto teorico, però, viene portato avanti con un obiettivo ben chiaro, ossia quello di spingere il lettore a una sola conclusione, nel miglior stile nazionalista tipico dell'area politica di estrema destra da cui derivano tali folli teorie: il ritorno alla sovranità monetaria.


Avviso ai naviganti: in questo post non mi soffermerò a spiegare i pro e i contro della sovranità monetaria, ossia se si tratti o meno di una strategia utile al capitalismo per sopravvivere. E' bene sottolineare infatti che sostenere tale posizione non è sbagliato in sé (semmai alquanto discutibile per non dire suicida, in questa fase storica), purché lo si faccia con un approccio rigorosamente scientifico e coerente da un punto di vista economico, oppure con un'ottica rivoluzionaria e anticapitalista, cosa che nella grande maggioranza dei casi non avviene. Qui tenterò invece di spiegare i legami di tali teorie fantaeconomiche con gli ambienti di estrema destra, neofascisti e neonazisti. Tali teorie, un intreccio inestricabile di congetture senza fondamento (riportate in malafede o in buonafede poco importa), spingono moltissime persone a credere che l’attuale crisi economica sarebbe il risultato di occulte trame internazionali, di un complotto "demo-plutocratico" ed "ebreo-massonico" ordito su scala mondiale e basato principalmente sulla truffa del signoraggio bancario. E’ un’interpretazione neonazista molto in voga, in quanto è accreditata non solo presso settori che fanno appunto tradizionalmente capo all'estrema destra, ma incontra consensi anche presso frange riconducibili all'antagonismo ideologico abitualmente apostrofato come "rosso-bruno".

Ma quali sono, nel concreto, le argomentazioni fantaeconomiche che si sentono più spesso? Sono molte, ma in questa sede analizzerò solo quelle più famose, i cavalli di battaglia dei complottisti, senza soffermarmi su tutte perché sennò rischierei di scrivere un libro (piuttosto noioso, tra l'altro). La prima riguarda appunto il succitato signoraggio bancario (detto anche signoraggio primario). Secondo questi signori noi saremmo vittime del mostruoso signoraggio bancario, truffa mondiale ai danni di tutti noi perpetrata dalle malefiche banche, BCE e Banca d'Italia in primis, capeggiate da una ridotta schiera di banchieri (meglio se ebrei) ingordi di denaro. I siti internet complottisti che si occupano di signoraggio usano però una definizione errata che dice che il signoraggio è la differenza tra il valore di una banconota e il costo per produrla. Secondo la definizione errata una banconota da 50 euro è solo un pezzo di carta: costa 30 centesimi, ma è ceduta dalla Banca Centrale a 50 euro, con conseguente guadagno di 49 euro e 70 centesimi. Guadagni che finirebbero nelle tasche dei banchieri centrali, invece di pagare i costi dello Stato o sovvenzionare i cittadini (il cosiddetto "reddito di cittadinanza", altro cavallo di battaglia dell'area di estrema destra). Ma perché è una definizione errata? Ogni anno la Banca d'Italia emette banconote per oltre 10 miliardi di euro l'anno. Se davvero le vendesse, nel bilancio (conto economico) troveremmo la voce “ricavi da vendita di banconote” con un importo pari a oltre 10 miliardi di euro. Ma non c'è nulla di tutto ciò, perché la Banca d'Italia non vende moneta (e neppure la BCE o la FED). Inoltre è bene osservare che da un punto di vista contabile la moneta è registrata tra le passività dello stato patrimoniale. Chi conosce la contabilità sa che la contropartita di qualcosa registrato in avere deve stare in dare. Ma in dare non troviamo i ricavi: possiamo escludere che l'emissione di banconote comporti una qualche forma di ricavo. Se poi, per assurdo, esistessero ricavi per la cessione di banconote, nei bilanci delle banche ordinarie dovremmo trovare i costi per l'acquisto delle stesse. Che ovviamente non esistono. Inoltre se la Banca vendesse le banconote, non aumenterebbe mai la quantità di moneta che circola nell'economia: la Banca venderebbe una banconota da 50 euro incassando 50 euro. Si immetterebbe e si ritirerebbe la stessa quantità di moneta, rendendo di fatto inutile la Banca Centrale. Insomma, non serve un nobel dell'economia per capire che ci troviamo di fronte a una colossale baggianata. Ma cos'è realmente il signoraggio? Lo dice la stessa Banca d'Italia sul suo sito internet: è "l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di moneta", deriva dal potere esclusivo di emettere moneta e consiste nella "differenza tra gli interessi sulle poste attive, finanziate da chi emette biglietti e il tasso di interesse, di solito zero, sui biglietti". Ovvero, con riferimento all'euro, "il reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione".

La seconda teoria, che spesso va a braccetto con la prima, è il cosiddetto signoraggio secondario, legato al meccanismo della riserva frazionaria che permette ad una banca privata di prestare una parte dei soldi che i correntisti depositano sui propri conti. Come funziona questo meccanismo? In sostanza c'è una quota che viene tenuta "a riserva", e in Italia questa è minimo il 2%. Supponiamo che Tizio depositi 100 euro nella banca X1 e X1 ne presti 98 a Caio, mettendone 2 a riserva. Ora Tizio non ha più i 100 euro, ma in compenso ha un credito verso verso la banca proprio per 100 euro. Caio viceversa ha un debito verso la banca di 98, ma in compenso ha 98 euro in tasca. La banca infine ha 2 euro a riserva, un debito verso Tizio di 100 euro e un credito verso Caio di 98 euro. In realtà Caio presumibilmente per poter usufruire pagherà degli interessi passivi, cosi come è probabile che Tizio avrà un piccolo (a volte anche microscopico o nullo) reddito per gli interessi attivi sul suo deposito. Quanti euro sono stati creati? zero. Sono stati creati solo debiti e crediti, ma gli euro sono sempre 100. I complottisti del signoraggio secondario vorrebbe invece farci credere che la singola banca, raccolti 100 euro in contanti, ne presti fino a 5000. Secondo costoro la banca, raccolti 100 euro in contanti e trattenuto il 2%, presta il resto, 98 euro, accreditandoli su un conto corrente. La banca poi calcolerebbe sui 98 euro in cassa le riserve pari del 2% per poi prestare il resto (96,04 euro), sempre con accredito bancario (mai in contanti). E così via finchè la cifra da prestare è zero. Dove sono gli errori? Si calcolano le riserve sui soldi in cassa invece che sui depositi e si formula l'ipotesi irrealistica che la banca presti soldi solo sotto forma di accredito in conto corrente, senza l'impiego di contanti. Errori che portebbero a conseguenze a dir poco paradossali.

La terza tesi che va molto in voga è quella che vede la BCE e Bankitalia come aziende private, come Spa, con partecipazioni azionarie delle banche private commerciali guidate dagli ingordi banchieri che dunque ne piloterebbero la politica monetaria e ne incasserebbero gli utili milionari. Le cose, ovviamente, non stanno così. L'indipendenza (peraltro solo teorica) della BCE è solo nell'assolvimento delle funzioni che le sono attribuite, tra cui la più importante è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Tali attività, come se non bastasse, deve anche rendicontarle e assoggettarsi a qualsiasi verifica le viene imposta. Senza contare che lo Statuto dell BCE lo scrive sempre l'UE, ossia quando vuole glielo cambia. Ancora, la BCE è anche tenuta a collaborare lealmente con le altre istituzioni dell'UE. Se ci mettiamo pure che quando i capi di Stato lo chiedono, e lo si è visto di recente, fa tutte le manovre e gli acquisti che le dicono di fare, ci rendiamo conto che le cose stanno diversamente da quanto sostengono i siti complottisti. E senza contare che gli utili li gira comunque agli Stati membri tramite le banche centrali, che non sono private. Le banche centrali sono infatti pubbliche, sono tutte statali, inclusa la Banca d'Italia, che è un ente di diritto pubblico. Quello che si può reperire sul web è l'elenco dei partecipanti, non esistono azionisti. E ai partecipanti, che sono banche commerciali (private), va il 10% all'anno del capitale. Capitale che ammonta a 156000 euro (reddito da signoraggio, quello vero) quindi ogni anno si prendono complessivamente 15600 euro di utili provenienti dalla BCE. Una miseria rispetto alle roboanti cifre che ci lasciano intendere i siti complottisti.

La quarta e ultima frottola che affronterò riguarda la cosiddetta moneta-debito. Ci sono infatti alcuni sedicenti esperti (molti, per la verità) che sostengono che l'emissione di moneta da parte della Banca d'Italia comporterebbe già di suo il sorgere di un debito in capo al possessore, gli stati, e dunque che tutta la moneta circolante sia debito. Con questa panzana i complottisti lasciano intendere che tutto il debito pubblico sia insanabile perché fondato proprio su questo meccanismo infernale del debito che ci renderebbe schiavi delle banche vita natural durante. Ovviamente le cose non stanno così. Non entrerò troppo nel dettaglio per non annoiarvi, basti dire che gli stati prendono moneta in prestito dalle banche commerciali e dai privati (e non direttamente dalla BCE e dalla Banca d'Italia, in quanto tali enti non funzionano come la FED statunitense, ossia non svolgono finora un ruolo di prestatore di ultima istanza) attraverso l'emissione di Titoli di Stato con una scadenza che può essere anche decennale, e l'indebitamento deriva semplicemente dal fatto che ogni anno le spese sono maggiori rispetto ai ricavi ottenuti dalle entrate tributarie (Craxi e Berlusconi insegnano). Le diverse politiche dei diversi paesi portano infatti a debiti pubblici ben diversi fra loro.

Sia chiaro che quanto detto finora non deve lasciar pensare che sia mia intenzione difendere le banche, lungi da me, ma sento il dovere di difendere la verità. E' inutile infatti attaccare le banche, o il debito, senza attaccare la logica del profitto, senza contrastare il modo stesso di produzione capitalista. Il debito è infatti un meccanismo interno al sistema capitalistico, impossibile da eliminare senza appunto mettere in discussione il concetto stesso di profitto, cosa che i complottisti si guardano bene dal fare, arrampicandosi sugli specchi oppure avvitandosi in contorti vorrei-ma-non-posso ammettendo il problema del profitto senza però riuscire a distaccarsi dalla moneta, tirando così fuori dal cilindro soluzioni a dir poco ridicole come la moneta senza debito, da far circolare parallelamente all'euro (escamotage che, sostanzialmente, genera come unico risultato quello di evadere le tasse).

Fin qui, le argomentazioni. Ma perché le ritroviamo in particolar modo in ambienti (non considerando le persone che ci cadono in buonafede) ricollegabili all'area dell'estrema destra? Perché il signoraggio e le altre varie amenità fantaeconomiche non sono altro che vecchie idee fasciste, come suggerisce un articolo de La Stampa del 24 maggio 1973. Quel giorno il quotidiano torinese ha pubblicato a pagina 2 un articolo intitolato "In un giornale i progetti per un governo fascista". Nell'articolo si racconta di una rivista dell'estrema destra, Rivolta del popolo, che descrive una riunione di 7 anni prima di Raggruppamento Italico, una piccola associazione di estrema destra guidata da Alberto De Stefani, ministro fascista tra il 1922 e il 1925 e fedelissimo di Mussolini. Oltre all'ex ministro fascista fanno parte di Raggruppamento Italico due onorevoli, Gorgini e Gonella e tre reggenti: G.Auriti (quello che disse di non essere fascista perché "troppo poco"), A. Milani e P. Sella di Monteluce. Il gruppo di reggenza, si spiega nella rivista, ha deliberato di rivendicare: "L'intangibilità della sovranità nazionale, vulnerata dalla cessazione della sovranità monetaria", ma anche "l'illegittimità delle clausole del trattato di pace" e di "additare alla nazione i responsabili di ogni rinuncia di sovranità come traditori del mandato politico o burocratico e come complici dello straniero per le punizioni conseguenti alle leggi di guerra che dovranno essere ripristinate".

La sovranità monetaria era dunque parte di un programma neofascista elaborato a metà degli anni '60, come osserva il giornalista: "Leggendo attentamente questi documenti si ritrova tutto il programma del fascismo: un'economia tipicamente italiana, un nazionalismo acceso, l'introduzione dei programmi speciali di ben triste memoria". E conclude: "A prima vista potrebbero sembrare farneticazioni. Alcuni nomi che vi compaiono, però, lasciano non solo sorpresi ma sgomenti", come De Stefani e il missino Giuseppe Gonella.

Ciò che più allarma, però, non sono tanto queste teorie fantaeconomiche, smontabili in pochi minuti da chiunque maneggi i fondamentali dell'economia, quanto quelle neonaziste del fantomatico complotto "demo-plutocratico" ed "ebreo-massonico", spesso portate avanti anche da sedicenti "compagni". Molti sono infatti convinti che la crisi economica sarebbe stata causata intenzionalmente dai padroni delle grandi banche e dai signori dell’alta finanza, esponenti di comitati d’affari e di potere: si tratta di mostruose società bancarie e finanziarie come la famigerata Goldman Sachs, il turpe Club Bilderberg, l’abominevole Commissione Trilaterale e così via, dimenticandosi (o fingendo di dimenticare) che tutta la dottrina nazista era già ossessionata dai banchieri e dalla retorica incentrata sulla teoria esoterica del complotto giudaico per il dominio del mondo (gli Illuminati). La tesi della cospirazione giudaica discende infatti dagli scritti di Rosenberg, il quale era convinto di rinvenire prove a favore delle sue idee nei famosi, e falsi, Protocolli di Sion. Ma al di là delle visioni mistiche e deliranti di Hitler e Rosenberg, il fascino delle ideologie esoteriche si spiega in virtù della loro ingenuità semplicistica, offrendo all’immaginario collettivo una sorta di comodo e rassicurante capro espiatorio identificabile in "cospiratori" che agiscono per corrompere e dominare il sistema, che siano gli ebrei piuttosto che i massoni poco importa. 

Come dovremmo rispondere a tali argomentazioni neonaziste che prendono piede molto facilmente, soprattutto tra i più ingenui e alle prime armi? Semplice: il potere vigente nel quadro capitalistico, e si pensi alle grandi banche d’affari, alle multinazionali, alle famigerate agenzie di rating, alle società assicurative, e ai “mostruosi” comitati d’affari e di potere che fanno capo al capitale finanziario cosmopolita, al di là dei nomi delle singole soggettività, a prescindere da ogni comoda narrazione mistica o esoterica, è costituito da un’entità anonima estremamente complessa e articolata, difficilmente identificabile in una sola, "onnipotente" personalità, o in un blocco compatto di individui criminali e privi di scrupoli, ed è tanto meno rappresentabile come un’associazione segreta e cospirativa su scala mondiale, come si tende a fantasticare nell'immaginario collettivo. Oggi, il fine ultimo di queste dietrologie è di camuffare o mistificare la reale natura delle crisi capitalistiche, e di questa crisi in particolare, per non scaricare le colpe sul sistema. Il quale, a seguire queste ipotesi fino in fondo, potrebbe funzionare benissimo se non fosse corrotto e sabotato da presunti cospiratori, ovvero da congiure giudaiche, piuttosto che massoniche, o di altra origine. Simili congetture sono pericolosissime poiché distolgono l’attenzione dalle vere e irrisolvibili (almeno all'interno del quadro capitalistico) cause della crisi. E’ vero che vi sono personaggi che fanno praticamente parte di quasi tutti i consigli d’amministrazione delle principali banche d’affari del mondo, e ciò può appunto ingannare il giudizio, ed è vero che le banche riescono in qualche modo ad imporre un indirizzo uniforme alla finanza globale, ma questo dato reale è più un prodotto dei complessi meccanismi che esse gestiscono e non possono cambiare, anziché il risultato di una cospirazione planetaria vera e propria. Dunque, se è giusto parlare di capitale finanziario globale, considerando l’insieme dei fenomeni e le loro concatenazioni, non significa affatto che esista un disegno cospirativo unificato ed organico, come credeva Hitler. E come sostengono i suoi epigoni sparsi, di ieri e di oggi.

Tali teorie e congetture, come abbiamo visto, vengono portate avanti in malafede da ambienti di estrema destra ma anche di estrema sinistra, e suggestionano trasversalmente un particolare tipo di utenti del web e un'ampia percentuale dell’opinione pubblica. Perché? Forse perché quel genere di tesi sembra corrispondere alla realtà delle cose. Sembra, ma la realtà non è mai come risulta dalle circostanze apparenti. Probabilmente, il motivo che spiega il successo di tali illazioni risiede nell'immediatezza e facilità di comprensione che derivano dal loro carattere semplicistico. Non a caso tali asserzioni si limitano a cogliere solo i dati esterni dei fenomeni, ma non riescono a penetrare in profondità, non vanno a ricercare le cause e scoprire l’origine dei processi. Al contrario, la visione dialettica del materialismo storico (ossia il pensiero marxista) consente di investigare al di là delle manifestazioni esteriori, oltre la fenomenologia più superficiale, cioè l’insieme degli aspetti epifenomenici, per desumere le contraddizioni nascoste sotto un cumulo di forme artificiali e che costituiscono le cause reali di un determinato fenomeno. Il pensiero marxista non pretende comunque di porsi in termini esaustivi, ma è in ogni caso superiore rispetto ai comodi stereotipi, alle banali percezioni e persuasioni comuni, alle teorie complottiste di matrice fascista o cripto-fascista, e rispetto alle idee ufficialmente sponsorizzate dalle élite capitaliste, che interpretano ciò che stiamo vivendo semplicemente come una crisi finanziaria amplificata dai debiti sovrani. Tale approccio dialettico al problema infatti non si accontenta di registrare ed esaminare i fenomeni superficiali, ma indaga a fondo i processi, per sviscerare le dinamiche delle crisi che sono un elemento storico ricorrente. In tal senso, muovendo da informazioni e indizi rilevati costantemente, il metodo marxista permette di esplorare a fondo i fenomeni di crisi che sconvolgono periodicamente il capitalismo, fornendo una versione estremamente rigorosa e razionale che è senza dubbio più attendibile rispetto alle concezioni pseudo-scientifiche, ai luoghi comuni, alle vulgate nazional-popolari e alle ottuse dietrologie, e portandoci all'inevitabile conclusione che l'unico complotto mondiale esistente è quello che ci costringe ad alzarci tutti i giorni alle 7 di mattina per andare a guadagnarci da vivere in condizioni economiche e lavorative che, giorno dopo giorno, diventano sempre più insostenibili.

Fonti:
http://diciottobrumaio.blogspot.com/
http://econoliberal.blogspot.com/2012/01/le-origini-fasciste-della-sovranita.html
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o31599:e1
http://signoraggioinformazionecorretta.blogspot.com/
http://www.frottolesignoraggio.info/signoraggio.pdf

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