sabato 16 marzo 2013

Proposte di finanziamento pubblico

Dopo aver precedentemente dato uno sguardo a come funziona il finanziamento e/o rimborso pubblico ai partiti negli altri paesi, con questo post vorrei tentare di pensare ad una modalità che corregga l'attuale finanziamento pubblico e che lo renda soprattutto democratico, devo sottolineare come quello che seguirà è frutto anche di altre considerazioni riguardanti cambiamenti radicali della legge elettorale, il meccanismo di scelta del governo, l'organizzazione dei partiti e altro che spero in futuro potrò affrontare.

Inizio col dire che se faccio un post del genere è esplicitamente scontata la mia avversione alla proposta grillina di abolire tout-court il finanziamento pubblico ai partiti, questo non significa che io non veda le storture di come è stato erogato fino ad oggi; ad integrazione anche del precedente post sull'argomento, mi preme ricordare anche che sulla materia ci sono stati due referendum:
  1. 1. Nel 1993 vi fu un referendum sul finanziamento pubblico che vide la vittoria di chi ne voleva la sua abrogazione.
  2. 2. Nel 2000 vi fu un altro referendum, stavolta riguardante i rimborsi elettori, che però non raggiunse il quorum, seppur il 71% dei votanti si espresse per l'abrogazione

Ora vorrei far notare come i fautori dell'abolizione totale del finanziamento quasi sempre agitano il referendum del 93, ma quello del 2000 invece è sempre omesso, ora piacerà o non piacerà l'attuale legislazione sui referendum, ma se nel primo la volontà degli italiani fu chiara, quella del 2000 altrettanto: gli italiani in maggioranza se ne fregarono, se poi vogliamo aggiungere anche un'altra questione “capziosa” per quanto riguarda i referendum, il “fattore tempo”, quel del 93 fu fatto a ridosso dell'indignazione popolare per Tangentopoli e dopo 20 anni si potrebbe affermare che il corpo elettorale è anche cambiato(per il nucleare si è dovuto rifare un referendum per confermare quello di vent'anni prima e penso che sia giusto, in parte, anche far leva sul “fattore tempo”), quello del 2000 è più recente.

Dopo la lunga premessa arrivo ad una o più proposte che potremmo adottare ed inizio con il rimborso elettorale, questo può prevedere due modalità, l'una prevede una somma da dare ai partiti in base ai voti ottenuti e l'altra in base ad un rimborso spese, per il primo io proporrei un rimborso elettorale che ha come somma complessiva la moltiplicazione fra una cifra, da stabile con legge ordinaria, e il numero dei votanti alla Camera dei Deputati, questa somma complessiva dovrebbe essere divisa tra i partiti in base ai voti realmente ottenuti da ciascuno di essi che abbiano almeno superato l'1%, anche se non concordo con l'attuale sistema elettorale, vengo incontro a chi invece reputa che debbano essere premiati solo i partiti con un certo consenso o che superino le “soglie di sbarramento”, quiandi una variante potrebbe essere quella di applicare la modalità che ho proposto per la metà della somma complessiva, mentre l'altra metà divisa per chi ha superato le fatidiche “soglie di sbarramento”, in questa maniera si tiene conto sia di un principio democratico che di uno “maggioritario”, a mio avviso questa somma è da intendersi per una legislatura e da dare a rate e reputo che queste debbano essere bloccate e non più date ai partiti in caso di fine prematura della legislatura, possiamo adottare la stessa modalità per il Senato oppure far valere la sola Camera dei Deputati, ma nel secondo caso ci sarebbero problemi per quelle liste presenti ad una Camera e non nell'altra, facciamo qualche esempio pratico, per la sola Camera dei deputati e sulle elezioni 2013: ipotizziamo una cifra per singolo voto di 2€ che moltiplicata per i votanti alla Camera, 35.271.541, ci fornisce una somma di noi otteniamo una somma complessiva di 70.543.082 €, se la cifra per voto singolo l'aumentassimo di 5€ avremmo una somma complessiva di 176.357.705 €, per le divisioni ai singoli partiti invito i pazzi a farla.

La seconda modalità dei rimborsi elettorali è più semplice spiegarla: si tratta di rimborsare le spese effettivamente sostenute dai partiti o singoli candidati, prevedendo comunque un limite massimo di rimborso, qua non entro nel dettaglio “numerico” di come potrebbe essere formulato un rimborso di tal genere, questo lo si può avere sia come integrazione della prima modalità spiegata(ma la cifra per singolo voto della prima proposta o il limite massimo di questa seconda dovrebbero essere contenuti) oppure si potrebbe adottare ciò come unico rimborso elettorale e quindi il limite massimo si potrebbe adottare, qua le condizioni sono in primis una rigorosa rendicontazione delle spese e il superamento di una soglia che per me rimane dell'1%, soglia o non soglia.

Oltre i rimborsi elettorali poi potremmo prevedere un finanziamento pubblico, che chiameremo sussidio statale, da erogare annualmente e che non è legato alle urne, bensì al numero di iscritti dei partiti, il principio da cui nasce questa mia idee è quello della partecipazione e non di una “democrazia passiva”: più partecipazione riesce ad avere più quattrini ti vengono in tasca; il sussidio statale per ciascun partito sarebbe calcolato in maniera simile alla prima proposta e cioè si stabilisce come base una cifra per iscritto e moltiplicandolo per ogni iscritto di partito ricaveremo quanto spetterà a ciascun soggetto politico; attualmente il problema principale per una proposta del genere sta nell'ambiguità giuridica italiana sui partiti, una condizione necessaria sarebbe quella di arrivare un giorno a poter sapere con trasparenza pubblica il numero degli iscritti, non le loro identità, un sussidio del genere potrebbe essere erogato al partito nazionale oppure alle sue “sezioni” comunali o regionali, per un sussidio così pensato io non metterei nessuna condizione necessaria legata all'esito elettorale, come si evince comunque poco sopra, semmai ne metterei una in base al corpo elettorale e che potrebbe prevedere l'accesso al sussidio statale annuale a quei partiti che abbiano come numero di iscritti almeno l'1‰ del corpo elettorale della Camera(attualmente 46905 iscritti a livello nazionale per ciascun partito).

Le proposte, o meglio le “linee guida” per future misure, che ho scritto possono essere adottate tutte insieme oppure l'Italia potrà decidere di sceglierne solo una, la conseguenza di sceglierne una invece che più di una sarà che avremo una differenza nell'ammontare complessivo di ogni singola modalità di finanziamento, insomma se si sceglierà una sola misura di finanziamento il suo ammontare complessivo sarà superiore nel caso quella misura è una delle tante che verrà adottata.

Tra l'indecisione di metterci in mezzo una parte riguardante il finanziamento privato e le donazioni ho preferito tralasciare; mi preme far riflettere chi avrà da criticare e obiettare tutto questo articolo, citando l'esperienza del Movimento 5 Stelle fatta di sole donazioni volontarie, che il movimento grillino ha un'agenzia di marketing virale che non fa pagare il server al M5S, mettendo a disposizioni strumenti e conoscenze che altri dovrebbero pagare e che il grillino dovrebbe “contabilizzare” la fama pubblica che il suo leader, Beppe Grillo, mette a servizio del Movimento facendo, di fatto, campagna elettorale al posto dei candidati grillini che spesso si conoscono meglio sempre dopo le elezioni anziché prima dell'apertura delle urne.

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